Intervistato da Max, Paolo Rossi ha risposto a 360° a tutte le domande, dalla politica al Festival di Sanremo, con un pensiero a Beppe Grillo che da comico, ha imparato a fare il politico, fondando il Movimento 5 stelle di cui e, ovviamente, leader.
Paolo Rossi, in tour con il nuovo spettacolo L’amore è un cane blu si racconta sul numero in edicola da oggi di Max, online su max.gazzetta.it. Primo bersaglio il collega Beppe Grillo:
Ho sempre detto che Berlusconi mi rubava il mestiere, ora Grillo ruba il mestiere a Berlusconi … Ho molto stimato Beppe come persona e come comico. Nella vita abbiamo fatto scelte diverse, ma credo che abbiamo un destino comune, segnato da un ostacolo: è molto improbabile che lui torni a fare il comico ed è impossibile che io fondi un partito. Non ho le physique du rôle dell’eroe.
Esprime la sua opinione anche sul Festival di Sanremo 2013 che gli organizzatori aveva inizialmente deciso di rimandare per lasciare spazio alle elezioni politiche. Alla fine è stata la politica ad essere accantonata:
Qui si vede come l’Italia sia un Paese strano. Pensate com’è difficile spiegare a un francese o a un australiano che volevano spostare il festival di Sanremo per la Littizzetto, per motivi elettorali… È impossibile: non capirebbero e, forse, non lo capiamo più nemmeno noi italiani. Le elezioni, soprattutto qui, sono un grande show da non prendere sul serio. Il motto nazionale dovrebbe essere: ‘Libero stato in libero show’.
Problemi anche per Paolo Rossi con la censura che tanto spaventa i dirigenti di qualsiasi rete:
Era il 2003 e RaiUno mi aveva chiesto di fare un intervento a Domenica In. Non volevo fare il trasgressivo a tutti i costi e così ho pensato che il pezzo di Tucidide sulla democrazia fosse perfetto per il momento storico che stavamo vivendo. Ma credo che i dirigenti Rai abbiano scambiato Tucidide per un cabarettista ateniese di estrema Sinistra e così sono rimasto a casa.
Ed a proposito di censura della satira, Paolo Rossi sottolinea:
La censura peggiore in questi ultimi vent’anni non l’abbiamo pagata noi attori di satira, perché ogni volta che ci attaccano aumentano le vendite dei nostri libri e gli spettatori a teatro. L’hanno subita le nuove generazioni, una censura preventiva che le ha azzittite prima ancora che iniziassero a esprimersi. E così, un paio di quelle generazioni ormai le abbiamo perse.
C’è uno stretto legame fra amore e politica, conclude Paolo Rossi:
Se uno non si comporta bene in amore, che sia per un cane, per un amico, per un uomo o una donna, non è in grado di comportarsi bene nemmeno nella vita pubblica. Ecco allora che uno spettacolo sull’amore diventa uno spettacolo politico perché parla della nostra vita, dei nostri atteggiamenti verso gli altri. Cerca di aprire una breccia nella resistenza al riappropriarci della nostra vita.
Photo credit: Max